Il consorzio scientifico Argomarine è un progetto con a capo il Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano che si occupa del monitoraggio del possibile inquinamento prodotto dal traffico marittimo nel Mediterraneo che ogni giorno viene percorso da 2.000 traghetti, 1.500 cargo e 2.000 navi commerciali, 300 delle quali sono tankers (il 20% del traffico marittimo petrolifero mondiale) che trasportano più di 350 milioni di tonnellate di petrolio all’anno (8 milioni di barili al giorno).

Quindi Argomarine è uno degli organismi maggiormente in grado di capire e farci capire cosa potrebbe succedere all’Isola del Giglio ed all’intero Arcipelago ed alla costa toscana se si aprisse una falla nella Costa Concordia incrementando la gravità del disastro, da dramma umano in catastrofe ambientale.

Argomarine ha fatto una proiezione ed avverte che il lavoro “deve essere inteso come risultato di una ricerca scientifica del progetto Argomarine. Non deve essere considerato come un risultato da utilizzare per scopi operativi“.

Lo scenario preso in considerazione prevede “un continuo rilascio di Bunker C Fuel Oil dalla Costa Concordia” ad un tasso di 0,014 m3/s nel corso di due giorni. “Si presume che tutto il carburante fuoriuscito sia a livello della superficie dell’acqua” spiegano i ricercatori di Argomarine.

Per motivi tecnici e di tempo la simulazione trascura l’aspetto idrodinamico e prende in considerazione solo il vento e le onde, “come forze motrici dell’avvezione di petrolio“.

L’errore di calcolo è valutato in circa il 15%. Ma Argomarine sta lavorando per avere a disposizione al più presto dati sull’idrodinamica che ridurrebbero notevolmente i margini di errore.

I forcing files sono le previsioni giornaliere secondo il modello Skiron (per l’atmosfera) e l’operational wave model (Swan model). del Centro de Investigação Marinha e Ambiental dell’università dell’Algarve.

“Come si può notare, le particelle di petrolio che raggiungono le coste vengono rilavate di nuovo in mare invece di spiaggiarsi o scomparire – evidenziano i ricercatori – Questo è giustificato dalla costa di tipo roccioso presente all’isola del Giglio, ma è stato anche assunto come un approccio conservativo, riguardo all’eventuale estensione dello sversamento. I processi atmosferici del petrolio (evaporazione, emulsificazione, ecc ..) non sono attivi nelle simulazioni. Quindi le particelle hanno le caratteristiche dell’olio combustibile, ma nessun processo atmosferico agisce su di loro. La ragione di questo è l’aumento dei tempi di calcolo necessari per simulare i processi meteorologici del petrolio in questo caso particolare. Il tempo di calcolo non sarebbe impossibile fare queste previsioni. Allo stato attuale, tale questione è attualmente in fase di attività di ricerca“.

Fonte : Incidente Costa Concordia: una simulazione ci dice cosa accadrà se ci saranno sversamenti inquinanti nel mare del Giglio| MeteoWeb.