
Le trattative sono state lunghe e impegnative. Scoap ha invitato le riviste a fare un’offerta per la stipula di un contratto di tre anni, e ha stabilito una classifica di merito grazie a un sofisticato algoritmo, che pesa tariffe, modalità di pubblicazione, licenze di utilizzo e impact factor (l’indicatore che misura la qualità di una rivista in base al numero medio di citazioni ricevute da ogni articolo): in media, Scoap rimborserà ciascun editore con 1.300 euro per ogni pubblicazione rilasciata con accesso gratuito.
Tanto per fare qualche nome: Physical Review B, una delle riviste più prestigiose, ha negoziato una tariffa di 1.500 euro “ secondo il principio di lasciare inalterati gli introiti”, come ha spiegato Joe Serene, scienziato e tesoriere dell’ American Physical Society; l’altrettanto rinomata Physical Review Letters, invece, è rimasta fuori dalle trattative perché la richiesta di 2.100 euro per pubblicazione è stata giudicata troppo alta.
È ovvio chiedersi, a questo punto, chi pagherà queste tariffe, dato che gli introiti delle riviste devono rimanere inalterati e gli utenti non sottoscriveranno più abbonamenti. Scoap è riuscito a racimolare unbudget di 10 milioni di euro l’anno per far fronte alle spese: i soldi provengono dalle offerte di un migliaio di istituzioni tra cui biblioteche, agenzie di ricerca di finanziamenti e consorzi di ricerca di tutto il mondo.
Mele spera che il successo di Scoap possa generare un effetto domino in altri ambiti, comeastronomia e astrofisica: “ Personalmente, credo che una volta dimostrato che il sistema funziona, emergeranno altri utilizzi della stessa idea”. Al contrario, Serene è piuttosto scettico: “ Rendere gratuito l’accesso alle pubblicazioni in fisica delle particelle non è stato troppo difficile, perché la maggior parte dei lavori sono distribuiti su un numero esiguo di riviste, e quasi tutti gli autori fanno riferimento a un’unica organizzazione centrale, il Cern. Ma per gli altri ambiti la situazione è diversa: i lavori sono distribuiti su una miriade di editori diversi, che difficilmente troveranno un accordo unitario”. Staremo a vedere; nel frattempo, i fan di bosoni e neutrini possono fregarsi le mani.
Fonte: daily.wired.it